Invieranno in maniera provocatoria,i propri schemi di bilancio ai ragionieri generali dello Stato e della Regione, per evidenziare l’impossibilità di chiudere un bilancio e comunque le difficoltà relative ai tagli e all’obbligo di concorrere al patto di stabilità. Sono gli amministratori dei comuni siciliani a minore densità, quelli, insomma, che contano fino a 5000 abitanti
Dopo l’allarme province, l’allarme servizi, l’allarme stipendi, l’allarme investimenti, arriva, dunque, anche l’allarme default dei comuni minori. Nell’arco di un anno e mezzo i comuni con minore densità demografica sono passati da una disponibilità economica di circa 140 milioni di euro (circa 124 milioni di trasferimenti e 15 milioni a valere sulla cosiddetta legge Formica) agli attuali 56 milioni, con un taglio di risorse del 60%.
I sindaci e gli amministratori dei comuni al disotto di 5000 abitanti, si sono riuniti stamani a Palermo con AnciSicilia, per denunciare l’insostenibile situazione nella quale si trovano. Dall’assemblea è emerso un documento finale da inviare al governo della Regione e la decisione dell’avvio dello stato di mobilitazione generale degli amministratori dei piccoli comuni.
Nel corso dell’incontro l’Assemblea ha preso atto dell’emendamento presentato all’Ars dal governo che pur attenuando l’impatto della legge di stabilità, lascia, comunque, i piccoli comuni in condizioni drammatiche.
L’Assemblea ha, dunque, dichiarato la mobilitazione permanente e ha chiesto, contestualmente, che l’incontro con il Presidente Crocetta, già fissato per il prossimo 1 agosto, sia anticipato e, al tempo stesso, venga avviato un confronto anche con il Presidente dell’Ars e con i capigruppo assembleari.
“L’applicazione del patto interno di stabilità anche per i comuni con meno di 5000 abitanti – dice Bernadette Grasso vice capogruppo Grande Sud-Pid all’ars – ha paralizzato tutte le piccole amministrazioni, anche quelle virtuose. Un taglio di risorse di questa entità è un atto irresponsabile”
mav