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Catania, processo all’ex presidente Lombardo: è il giorno della sentenza

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E’ attesa per oggi la sentenza del processo per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio in cui è imputato l’ex presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo. I suoi legali hanno deciso, infatti, di non aderire allo sciopero dei penalisti e da pochi minuti è iniziata la replica finale dell’avvocato Guido Ziccone davanti al Gup di Catania, Marina Rizza. Il procedimento si celebra col rito abbreviato condizionato. Subito dopo il giudice si ritirerà in camera di consiglio: la sentenza è prevista tra le 17 e le 17.30. 

Il giudice dovrà decidere anche sulla posizione del fratello di Raffaele Lombardo, Angelo, l’ex deputato nazionale dell’MpA che, imputato per gli stessi reati, ha seguito la via ordinaria: su di lui è pendente una richiesta di rinvio a giudizio. Le due decisioni, sentenza e ordinanza, dovranno essere emesse in contemporanea dal Gup Marina Rizza, che altrimenti diventerebbe incompatibile per avere espresso già un giudizio. Per questo se i legali di Angelo Lombardo dovessero aderire allo sciopero, rischierebbe di fare ‘saltare’ l’udienza, che potrebbe essere rinviata ad altra data.

Nata da uno stralcio dell’indagine Iblis dei carabinieri del Ros di Catania su presunti rapporti tra Cosa nostra, politica e imprenditori, l’inchiesta era sfociata in un processo per reato elettorale davanti al giudice monocratico per Raffaele Lombardo e suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa. La Procura ha poi presentato una richiesta di archiviazione per concorso esterno all’associazione mafiosa per i fratelli Lombardo, che il Gip Luigi Barone, in camera di consiglio, ha rigettato disponendo l’imputazione coatta. Nel frattempo i pm hanno contestato l’aggravante mafiosa per il reato elettorale, atto che ha di fatto concluso il processo davanti al giudice monocratico. Così le accuse dei due fascicoli sono confluite in un unico procedimento davanti al Gip Marina Rizza.

Per l’ex governatore Raffaele Lombardo la Procura di Catania ha chiesto la condanna a 10 anni reclusione “ritenendo che ci siano elementi solidi per affermare la sua responsabilità nell’avere contribuito all’organizzazione Cosa nostra per circa 10 anni, fino al 2009″. L’ex governatore si è sempre proclamato innocente sostenendo di “non avere commesso reati elettorali nè, tanto meno, favorito direttamente o indirettamente, consapevolmente o inconsapevolmente, la mafia”, ma anzi di “averla colpita duramente nei suoi interessi con atti concreti”.


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