Sono dieci le società dell’universo “Genovese” che gravitano attorno alle attività di Lumen e Aram, i due enti di formazione finiti nell’inchiesta sui corsi d’oro della Procura di Messina che ha portato all’emissione di dieci ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari (su quattro delle quali il pool di magistrati che indaga su Aram, Lumen e sull’Ancol ente di formazione che invece fa riferimento al gruppo imprenditoriale che gravita attorno all’ex sindaco del Pdl, Peppino Buzzanca, ha fatto ricorso al tribunale della Libertà contro la decisione del gip Di Marco di concedere i domiciliari e non la detenzione in carcere) e di una sospensione dai pubblici uffici per un dirigente dell’ispettorato del lavoro.
L’esame dei bilanci degli enti di formazione da parte della polizia giudiziaria e le deduzioni investigative dei magistrati hanno messo in evidenza un sistema complesso ma rodato grazie al quale, in particolare grazie al lavoro di Elio Sauta e della moglie Graziella Feliciotto (due fra i destinatari dei provvedimenti restrittivi), vicini al deputato nazionale del Pd, Francantonio Genovese, veniva garantita una mole enorme di sovrafatturazioni che consentivano ad Aram e Lumen di presentare all’assessorato regionale alla Formazione richieste di integrazioni ai progetti formativi per svariati milioni di euro.
Dieci società dunque: i magistrati Sebastiano Ardita, Procuratore Aggiunto, insieme ai sostituti, Camillo Falvo, Fabrizio Monaco ed Antonio Carchietti hanno accertato le “cointeressenze” e il partenariato azionario oltre che le cariche amministrative che negli anni hanno riguadato diverse aziende legate a Lumen e Aram da fatturazioni per prestazioni di servizi, forniture di arredi e di software scoprendo in questi ingranaggi il meccanismo delle sovrafatturazioni.
Si tratta della Trinacria 2001 srl, della EL.FI. Immobiliare srl, della Centro servizi 2000 srl, della Euroedil srl, della Caleservice srl, della Ge.Imm srl, della Ge.Pa srl, della GeFin srl, della Na.Pi. service srl, della Sicilia Service.
Nel caso della Trinacria 2001, gli inquirenti hanno accertato che la società con sede legale a Messina, in liquidazione dal 2007 sotto la gestione di un commercialista messinese vicino a Francantonio Genovese, Stefano Galletti, era stata amministrata di fatto da Elio Sauta e dalla moglie Graziella Feliciotto che ne deteneva le quote di maggioranza per il 53% delle azioni (la restante parte era del marito). “La società – si legge nell’ordinanza dell’inchiesta – ha avuto rapporti continuativi con l’Aram dal 2006 al 2008 emettendo fatture per un ammontare complessivo di €. 247.833,33 oltre iva. In particolare, praticamente la totalità delle fatture emesse dalla Trinacria 2001 s.r.l. tra il 2006 ed il 2008 ha riguardato l’Aram”. Si è trattato di fatture per acconti relativi a servizi di pulizia, ma anche per la locazione di immobili per i corsi di formazione. “Sintomatica della natura almeno parzialmente fittizia delle prestazioni fatturate da Trinacria ad Aram appare la vicenda dei contratti di pulizie relativi alle sedi formative, la cui abnormità dei costi è immediatamente intuibile -scrivono i magistrati – . In proposito, allo scopo di individuare un ordine di grandezza, si osservi che nell’ambito dell’altro ente oggetto di investigazioni, l’Ancol, sono stati rinvenuti, per l’anno 2007, contratti di pulizia (la cui presenza si ricava dalla relazione di consulenza) stipulati con la Clean Service s.n.c. per un corrispettivo di €. 900,00 iva esclusa per la sede di Messina sita in via S. Cuore di Gesù is. 251; di €. 900,00 iva esclusa per la sede di piazza Crisafulli n. 1; di €. 700,00 iva esclusa per la sede di Mes-sina via C. Battisti n. 55. Per contro il contratto di pulizie apparentemente stipulato in data 2/1/2006 per l’intero anno tra Aram e Trinacria 2001 relativamente a quattro sedi di: Messina v.le P. Umberto, Catania v. XX Settembre, Palermo v. Castellana ed Agrigento v. Imera, avrebbe previsto un costo mensile di €. 8.000,00 oltre iva. A fronte di tale (presunto) contratto sono state però rinvenute due fatture (n. 6 del 6/10/2006 e 8 del 29/12/2006 per l’importo, rispettivamente, di € 86.400,00 e € 28.800,00)”. Per dimostrare la sovrafatturazione, i magistrati hanno messo a confronto le entrate della società con le uscite relative al pagamento del personale: “Non pare che la Trinacria 2001 disponesse di dipendenti in numero corrispondente al valore del contratto: in particolare dall’esame del libro giornale presente in atti sembrerebbero annotati pagamenti di stipendio nei confronti di cinque dipendenti per importi modesti (solitamente per importi compresi tra € 400 ed € 800 mensili, verosimilmente netti). Circostanza confermata dalla Guardia di Finanza, dai cui controlli si evince che la Trinacria 2001 S.r.l. in liquidazione, ha sostenuto per l’anno 2006 una spesa complessiva per n. 5 dipendenti pari ad Euro 32.826,00, conseguendo, dunque, una redditività stratosferica per il servizio asseritamente erogato (il cui costo principale è rappresentato dalla forza lavoro) dell’ordine di circa il 400%”.
Fra le spese fatturate dalla EL.FI. srl, società con sede legale nello studio del commercialista Stefano Galletti e amministrata ancora una volta da Sauta e Feliciotto, risultano anche “tre pagamenti effettuati mediante assegni e carta di credito, a favore di una gioielleria, Gioielli Aliotta s.r.l., per un ammontare complessivo di € 23.000,00, operazioni che non appaiono particolarmente coerenti con la natura della società”. E’ la Elfi srl, inoltre, la società che ha acquistato l’Audi 8 in uso alla famiglia Sauta-Feliciotto per la cifra di 60 mila euro e il cui affitto, inserito anche questo fra le spese di gestione a carico della formazione regionale, in maniera piuttosto singolare aumentava di anno in anno nonostante l’usura dell’automobile.
La Centro servizi srl è la società che invece ha avuto rapporti continuativi, dal 2006 al 2011, con la Lumen: amministrata da Graziella Feliciotto Graziella e da Chiara Schirò, “dall’agosto 2010 la società” passa sotto l’amministrazione di Roberto Giunta. Il capitale è suddiviso fra la Feliciotto (l’11%) Elfi Immobiliare (29%), Ge.Imm. (30%) – sostanzialmente in mano a Francantonio Genovese e Franco Rinaldi; alla Euroedil (30%) “cioè, ancora una volta, sostanzialmente, a Genovese Francantonio”. La società – scrivono i magistrati – ha avuto rapporti continuativi con la Lumen dal 2006 al 2011 emettendo fatture per un ammontare complessivo di €. 395.359,42 oltre iva. Analoghi rapporti ha avuto con l’Aram dal 2006 al 2012 emettendo fatture per un ammontare complessivo di €. 642.452,27 oltre iva.
Nella radiografia delle società della galassia Genovese, alcune sono state studiate dagli inquirenti allo scopo di rilevarne le “relazioni personali”. Fra queste spicca la GeFin srl. Così si legge nell’ordinanza: “Costituita con atto del 22/6/1995 con sede legale in Roma via Sicilia n. 50 e con ufficio in Messina via Nicola Fabrizi is. 194, ha come attività dichiarata l’assunzione e gestione di partecipazioni di controllo o meno, escluse le holding di gruppi finanziari. Le quote sociali sarebbero riconducibili, quanto al 3,43% a Genovese Francantonio direttamente e quanto al 96,57% alla Caleservice, che è a sua volta riconducibile al medesimo Genovese. Il consiglio di amministrazione sarebbe composto da Genovese Francantonio in qualità di presidente e amministratore delegato. Dello stesso sarebbero componenti: Genovese Francantonio, quale presidente; Lampuri Marco (nipote di Genovese fra i 15 indagati dell’inchiesta, ndr); Cannavò Concetta (segretaria di Genovese ed ex tesoriera del Pd, ndr); Schirò Giovanna; Schirò Chiara; Schirò Elena.
edd