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Cura Di Bella, Sicilia stanzia 5 milioni ma i farmacologi si oppongono

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Sono ancora molte le persone che nutrono speranza e fiducia nella cura Di Bella tanto che all’Assemblea regionale siciliana è stato presentato alla fine dello scorso anno un disegno di legge che prevede un finanziamento di 5 milioni di euro per garantire la cura Di Bella ai malati di tumore che ne fanno richiesta. Ma i farmacologi italiani non ci stanno e attraverso un documento dicono no a “wonder therapies” come il metodo Di Bella o Stamina, che non hanno nessuna base scientifica.

Nel documento ufficiale della Società Italiana di Farmacologia (Sif) le critiche ai metodi non scientifici sono chiare: “La multiterapia a suo tempo proposta dal fisiologo Luigi Di Bella ed ora recuperata dal provvedimento – si legge nel documento della Sif- consiste di un’associazione (non costante, ma spesso variabile) di melatonina, bromocriptina, somatostatina (o del suo analogo semisintetico octreotide), una soluzione di retinoidi, e, in relazione al tipo di tumore, chemioterapici tradizionali come ciclofosfamide o idrossiurea”.

“Somatostatina, retinoidi, ciclofosfamide o idrossiurea sono sostanze farmacologicamente attive – continua il documento- e possono indurre, a dosi e con schemi di trattamento opportuni, risposte terapeutiche. Ciò detto, la loro associazione diventa empirica laddove non ne sia definito rigorosamente il razionale scientifico e ne venga previsto l’impiego in pazienti non adeguatamente selezionati per caratteristiche cliniche e al di fuori di sperimentazioni condotte con criteri internazionalmente accettati».
All’epoca del suo primo affacciarsi alla cronaca, sottolinea la Sif, la multiterapia Di Bella fu valutata nell’ambito di studi di fase 2, e i risultati deponevano per l’inefficacia della terapia e il concomitante rischio di reazioni avverse clinicamente significative.

I farmacologi ripercorrono anche i motivi per cui la Cura Di bella aveva suscitato tanto interesse. “Il clamore a suo tempo suscitato dalla multiterapia Di Bella – si legge ancora nel “position paper” della Sif – si riaffaccia in vesti diverse e aggiornate con la terapia proposta dalla Fondazione Stamina. Nel caso della terapia Di Bella erano almeno noti i principi farmacologici impiegati. Nel caso Stamina non sono neppure caratterizzate le cellule mesenchimali oggetto dell’infusione terapeutica. Il caso Di Bella e quello Stamina sono accomunati da due fattori. Da una parte vi è il terreno fertile che essi trovano nella pressione emotiva dell’opinione pubblica e nel veicolo mediatico. Dall’altra, vi è una comune ‘metodologia’ che consiste nel sottrarsi al vaglio di sperimentazioni cliniche rigorose e verificabili. Occorre ribadire con il dovuto vigore che ta1li sperimentazioni sono richieste da Autorità Regolatorie, Società Scientifiche, e Sperimentatori qualificati, non per rallentare o vietare pregiudizialmente l’accesso a una opportunità di cura, quanto piuttosto per garantire i requisiti di attività e sicurezza che ogni farmaco o terapia complessa deve rispettare”.


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