Altro che candidatura unitaria. E’ corsa a cinque in Sicilia per la segreteria del Pd, col partito spaccato e dissidenti nelle varie anime rispetto alle fragili intese raggiunte. Area Renzi, cuperliani, giovani turchi e il Megafono schierano Fausto Raciti, leader nazionale dei giovani democratici. Areadem appoggia l’uscente Giuseppe Lupo, mentre i civatiani candidano Antonella Monastra. In campo anche il renziano-dissidente Antonio Ferrante e Giuseppe Lauricella.
Ad uscirne con le ossa rotte sono i renziani e il loro leader Davide Faraone. Il deputato nazionale aveva ricevuto da Roma un mandato preciso: trovare una candidatura unitaria con tutte le anime democratiche. Nulla da fare. Faraone chiude l’accordo con l’area Cuperlo ma incassa sia le divisione interne sia i malumori. Antonio Ferrante, promotore della mozione “ricominciamo dalla Sicilia”, renziano della prima ora, si stacca, in contrasto con Faraone, e decide di candidarsi puntando anche sui malpancisti renziani.
Fra i più delusi il deputato regionale Fabrizio Ferrandelli. “Sono molto preoccupato per il futuro della Sicilia – afferma -. Lavoro da mesi affinchè il Pd siciliano sia unito, aperto, e serio. Stasera dimostra di essere una forza divisa tra correnti, non aperta alla società e poco adatta ad affrontare i problemi gravi che ha la nostra Sicilia”. Per Ferrandelli “qui l’8 dicembre sembra non esserci mai stato e il vento di cambiamento sembra essersi fermato nello Stretto di Messina”.
All’ex candidato sindaco di Palermo l’operazione Raciti non piace. Nelle due anime democratiche non sono pochi i dissenzienti rispetto alla linea e qualcuno parla di tentativo di “commissariamento” da parte di Renzi, che avrebbe chiuso l’intesa sulla Sicilia nell’ambito dell’accordo con i Giovani Turchi sulla legge elettorale. Ma i malumori fra i renziani sono molti.
L’alleanza Cuperlo-Renzi sul nome di Raciti non piace ai sostenitori della prima ora del sindaco di Firenze, costretti anche da allearsi con Vladimiro Crisafulli, cuperliano, segretario provinciale di Enna, criticatissimo da Faraone, che, durante le primarie, occupò il seggio di Enna gridando al sabotaggio contro Renzi durante le primarie, mentre l’ex senatore lo defini’ il suo “stalker personale”. Insomma adesso il problema sono di dissidenti delle tre anime che sostengono Raciti, considerato il favorito per le primarie del 16 febbraio.
Faraone non riesce a convince nemmeno l’uscente segretario, Giuseppe Lupo, a schierarsi con Raciti, con l’offerta di un posto di capogruppo all’Ars in cambio della candidatura unitaria. Nulla da fare. Faraone incassa il no di Lupo, che denuncia quello che ha definito “un accordo di palazzo che scambia la segreteria del partito per incarichi di governo o di sottogoverno”. Il deputato regionale potrà contare sull’appoggio dell’area Dem e dell’area Innovazioni.
Corrono da soli anche i civatiani che schierano Antonella Monastra, consigliere comunale Pd a Palermo e sostenuta da numerose associazioni civiche, mentre la quinta candidatura è quella di Giuseppe Lauricella.
ddg