Si fa sempre più concreto il rischio che si torni alle urne in Sicilia per rieleggere consigli e giunte provinciali. Dopo il ‘no’ dell’Assemblea regionale siciliana alla proroga dei Commissari restavano, infatti, 45 giorni di proroga ordinaria per fare la riforma che dovrà vedere la luce entro il 15 febbraio ma un accordo sul testo della nuova riforma ancora non c’è.
E’ andato a vuoto, infatti, l’incontro informale di oggi per discutere proprio di un testo concordato. Per questo motivo lunedì prossimo il governo dovrebbe riunire la maggioranza per trovare una sintesi.
I problemi all’interno della maggioranza non mancano a cominciare dalla posizione di rottura assunta dall’Udc che preme per l’abolizione totale degli enti e minaccia di non votare una soluzione intermedia consentendo, così, di fatto, il ritorno alle elezioni. “La nostra posizione è chiara – dice il segretario regionale del partito Giovanni Pistorio – o si sopprimono davvero o noi voteremo contro”
In questo clima oggi la commissione Affari istituzionali, presieduta da Antonello Cracolici (Pd), ha iniziato l’esame degli emendamenti, bocciandone uno, a firma Giuseppe Milazzo (Pdl-Ncd) che sopprimeva l’articolo 1 e che di fatto avrebbe affossato il testo in esame.
Ormai è una corsa contro il tempo visto che l’aula è convocata per il 23 gennaio ed in quella seduta, con tutta probabilità, dovrà occuparsi di promulgare bilancio e finanziaria. Con tutta probabilità la discussione sulla riforma delle province, se approvata in Commissione, non potrà approdare all’Ars prima del 27 o 28 gennaio e a quel punto resteranno meno di tre settimane. una situazione quantomeno complessa che rischia di far saltare la riforma o di produrne una frettolosa e lacunosa.
La commissione spera, comunque, di esitare il disegno di legge entro la fine della prossima settimana; i lavori proseguiranno a ritmo serrato, con la commissione convocata dal 21 al 24 gennaio proprio per arrivare in tempo alla calendarizzazione del 27 o 28. Il nodo da sciogliere, però, resta il numero dei liberi consorzi da istituire e lunedì il governo farà un passaggio con i partiti di maggioranza per trovare un’intesa.
Le possibilità restano due ovvero il testo della Commissione e quello del governo. Il primo prevede 9 consorzi di comuni che corrispondano con le soppresse province l’altra quella governativa, che prevede di crearne in numero maggiore e individua come parametro di riferimento aree territoriali con un numero di abitanti compreso tra i 150 mila e 500 mila. proprio questa ipotesi governativa è quella osteggiata dall’Udc perché potrebbe comportare il passaggio da 9 province a 11 consorzi di comuni più 3 aree metropolitane.
Ma sull’intera vicenda resta ottimista l’assessore alle autonomie locali Patrizia Valenti: “I lavori procedono a ritmo serrato – sostiene – per portare al più presto la proposta in aula e lasciare spazio al dibattito. E’ emersa la necessità di affinare il testo del governo e si lavorerà a questo”.
mav