Appena ieri vi avevamo raccontato dell’emergenza posti letto negli ospedali di Palermo. Il tutto esaurito, dovuto al picco del virus influenzale, sta obbligando i malati che arrivano al pronto soccorso, a stazionare anche per giorni nei corridoi degli ospedali in attesa di un posto in corsia.
Il dramma del sovraffollamento dei pronto soccorso, fino al caso limite di quanto successo all’Ospedale San Camillo di Roma, sta diventando l’unica caratteristica “nazionale” del servizio sanitario.
Proprio il San Camillo, è finito sulle pagine dei quotidiani nazionali per alcune foto shock scattate dai malati: materassi collocati per terra, lettighe ovunque, sporcizia di ogni genere.
Oggi, come segnalano con sempre maggiore allarme le segreterie aziendali Anaao Assomed e come riporta la stampa, dal Lazio al Piemonte, dalla Sicilia alla Liguria, i posti letto sono sostituiti dai posti barella o dai posti in piedi, o a terra.
Tutto questo vede come prima causa il taglio progressivo dei posti letto ospedalieri, specie nel settore pubblico, fino a livelli che ci relegano agli ultimi posti in Europa, giunto negli ultimi 10 anni a punte di oltre il 20% in Friuli, Basilicata, Liguria, Puglia, Sardegna. Taglio dettato principalmente dalla volontà di rideterminare al ribasso le dotazioni organiche di medici ed infermieri e dalla miope politica di contenimento dei costi attraverso la drastica riduzione del turn over, fino al blocco completo nelle Regioni soggette a piani di rientro.
E non accompagnato da nuovi modelli organizzativi della medicina del territorio, per cui in tantissime aree del Paese, non vi sono adeguate alternative al ricorso all’ospedale ed i fatti di cronaca riportano sempre più spesso storie di pazienti che devono essere assistiti e curati in pronto soccorso in condizioni di promiscuità e precarietà. Il senso di frustrazione, umana e professionale, che molti operatori avvertono nel dover lavorare in queste condizioni, spinge i medici, in molti ospedali, a promuovere azioni di forte protesta e denuncia a difesa del servizio sanitario pubblico e dello stesso dettato deontologico.