Questione di feeling, come no. Ma anche di conto in banca. Quanto costa sposarsi nei più importanti comuni siciliani? In alcuni casi poco o nulla. A Palermo, il reparto Matrimoni dell’Ufficio Stato civile mette a disposizione dei novelli sposi la Fonderia Reale, antico edificio recentemente restaurato che si affaccia sul porticciolo della Cala. Si attende l’apertura di una seconda sede: l’ex chiesa di San Mattia al Noviziato dei Crociferi.
Il costo del “sì” è piuttosto contenuto: 16,63 euro, giusto l’imposta di bollo per le pubblicazioni. Il prezzo raddoppia nel caso in cui uno dei due futuri sposi sia residente in un altro Comune, per le seconde pubblicazioni. In ogni caso, all’ombra del monte Pellegrino i giovinastri innamorati non possono lamentarsi.
Il Comune di Catania celebra dieci matrimoni “gratis” ogni settimana, in orario di lavoro, a Palazzo Santa Chiara. Fuori dai turni dei dipendenti (ovvero tutti i pomeriggi, oppure al venerdì o al sabato) la musica cambia: in quel caso, Palazzo Santa Chiara costa 300 euro, Palazzo dei Chierici 400 euro, Cortile Platamone 400 o 500 euro (a seconda delle dimensioni della sala prescelta). La punta di diamante è Castello Ursino: il luogo simbolo del capoluogo etneo ha un costo di 700 euro più Iva. Alle somme suesposte, vanno aggiunti 200 euro se i “convolati” sono residenti altrove.
Anche a Siracusa le nozze presso la sede dell’ufficio preposto (via San Metodio) non costano alcunché. Così non è per le strutture comunali più esclusive: Villa Reiman, il salone Borsellino di Palazzo Vermexio e l’ex chiesa dei Cavalieri di Malta “esigono” un contributo da 250 euro nelle mattine di lunedì, mercoledì e venerdì, oltre che nei pomeriggi di martedì e giovedì. Il gettone lievita fino a 450 euro se si sceglie un pomeriggio non lavorativo o il sabato.
D’altronde, chi pretende un matrimonio “lustrini-e-paillettes”, deve pur poterselo permettere.