Approvata la norma che prevede un reddito minimo garantito per le famiglie in condizione povertà assoluta, secondo i parametri stabiliti dall’Istat, che versano in condizioni di disagio socio-economico. L’Ars ha istituito, approvando l’articolo 19 della legge finanziaria, il Fondo siciliano per il sostegno all’inclusione attiva (Sia) con una dotazione di 15 milioni di euro. Ma il reddito minimo garantito non può superare i 400 euro mensili a famiglia, e l’erogazione riguarda, al momento, soltanto nel 2014 e potrà esser garantita soltanto a 3.123 nuclei familiari.
La norma del governo è stata approvata dall’Assemblea regionale che sta discutendo gli ultimi articoli della manovra finanziaria. Il sostegno all’inclusione attiva è finanziato dai ribassi d’asta relativi ai contratti di servizio stipulati dall’amministrazione, per finanziare la misura, un milione di euro in particolare è destinato alle strutture accreditate preso l’Agea (Fondazione Banco alimentare-Banco delle opere di carità) che operano in Sicilia per l’organizzazione di servizi di emergenza alimentare. Le modalità di accesso al fondo e di integrazione al reddito saranno definite entro 120 giorni con decreto dell’assessore alla Famiglia.
“Quindici milioni sono solo di start-up, il fondo si alimenterà - commenta il presidente Crocetta in Aula - Quest’articolo è un apripista anche per gli interventi sociali che vogliamo dirottare sui fondi europei. Questo fondo risolverà le condizioni più estreme di povertà assoluta, con condizioni particolari di disagio. Il senso di questa legge è un intervento che non sia troppo rigido a sostegno dei soggetti più deboli”.
I deputati di opposizione parlano però di norma spot e gridano “vergogna”. Dure le parole del deputato di Forza Italia, Vincenzo Figuccia che definisce Crocetta “post comunista” e sottolinea che l’esecutivo “ha ceduto ai ricatti e non salvaguarda i Pip, è una vergogna”.
“Questo articolo prevede un’integrazione al reddito, – dice Gino Ioppolo della Lista Musumeci - quindi un reddito deve esserci. Ma lo stanziamento è esiguo. Soltanto lo 0,4% delle famiglie siciliane infatti sono considerate povere dall’Istat. La Sicilia non ha bisogno di elemosina, ma di lavoro e sviluppo”.
Parlano di “15 milioni da dividere fra le oltre 180 mila famiglie siciliane che vivono in indigenza, servono solo ad innescare una guerra fra poveri o ad elargire una piccola elemosina di appena 83-85 euro”, i parlamentari del Partito dei Siciliani MpA Roberto Di Mauro e Toti Lombardo. “Questo provvedimento – aggiungono – conferma l’impianto generale della Finanziaria che è un insieme di provvedimenti che tamponano, per giunta male, le emergenze e non danno alcuna prospettiva di sviluppo alla Sicilia”.
Ma un invito al governo a tornare sui suoi passi arriva anche da un deputato del Pd, Giovanni Panepinto. ”Invito il Governo a ritirare una norma che non assicura trasparenza circa l’utilizzo delle somme e rischia di rispolverare vecchie logiche assistenzialiste e clientelari”.
Il deputato democratico dell’ala renziana, Fabrizio Ferrandelli, plaude invece all’approvazione della norma. “La norma a sostegno delle famiglie povere è giusta, ma occhi aperti! Chiedo all’assessore la massima vigilanza per evitare che gli estorsori di voti e di diritti, soprattutto nelle periferie, speculino sulla disperazione e sul bisogno della gente per barattare voti o per fare affari, a cominciare per esempio, dalla richiesta di denaro per la compilazione di moduli e per seguire l’iter della pratica”.
Sulla stessa linea un’altra esponente dei democratici, Mariella Maggio. “Il sì dell’Aula al reddito minimo per le famiglie povere ci pone finalmente al passo con l’Europa. In tutti i Paesi d’Europa esiste una forma di sostegno al reddito delle persone che vivono condizioni di disagio sociale ed economico – spiega la Maggio. – Sarà ora importante accompagnare questa misura con vere politiche attive per il lavoro e mettere in atto scelte capaci di creare lavoro. Non possiamo correre il rischio di condannare ancora una volta migliaia di siciliani ad un contributo che non li può affrancare dalla marginalità. Serve anche, quindi, un regolamento – conclude la parlamentare – che non scada nella regalia e che dia a tutti, definendo anche i periodi di fruizione, l’opportunità di accedervi.”
Favorevole anche il deputato di Ncd Vincenzo Vinciullo. “Più volte, come Pdl, avevamo proposto questa norma. E con questo articolo, finalmente, adeguiamo la norma regionale a quella nazionale. Un milione, dei 15, è destinato al Banco alimentare e il Banco delle opere di carità”.
“Bene la norma che prevede un intervento positivo sul cosiddetto reddito minimo il quale, comunque, deve essere gestito da un regolamento volto a evitare illegittimità e abusi – afferma il capogruppo del Pdl Ncd, Nino D’Asero – ma facciamo anche il massimo nelle nostre facoltà perché di questi interventi non si debba più aver bisogno. Aiutiamo realmente l’imprenditorialità, per questo, specialmente le microimprese che creano posti di lavoro e benessere diffuso. Un primo passo in questa direzione sarebbe quello di sospendere per un anno i debiti verso Irfis, Crias e Ircac, di quante fra queste sono in difficoltà momentanea. Con il collega Pippo Gianni, presento quindi un emendamento che contempli questo congelamento del debito. Dal reddito minimo e dall’aiuto alle piccole e medie imprese – conclude D’Asero – passa una seria politica rivolta al sociale”.