La Sicilia, insieme a Campania e Calabria, è la regione d’Italia più lenta a saldare i debiti con le imprese. E’ quanto riferisce il giornalista del Corriere della Sera Sergio Rizzo. Il governo Letta ha fornito alle pubbliche amministrazioni la cifra di 24 miliardi, di cui 16 per pagare i fornitori. Ma, secondo il Ministero dell’Economia, circa 1,5 miliardi sono ancora non erogati poiché la Sicilia, la Campania e la Calabria non hanno ancora adempiuto l’iter per sbloccare il finanziamento.
La faccenda dei crediti delle imprese verso la pubblica amministrazione è complessa. Al 29 novembre 2013, 24 miliardi e 416 milioni sono stati sbloccati, di cui 16 miliardi 281 milioni già materialmente utilizzati per i pagamenti dei fornitori, ma il ministero dell’Economia mette bene in evidenza tutte le cifre e gli stati di avanzamento: “Circa 1,5 miliardi ancora non erogati per la prima fase sono destinati a tre Regioni che non hanno ancora completato gli adempimenti necessari a ottenere il finanziamento”.
La Regione siciliana, con 606 milioni a disposizione per la sola prima tranche 2013, al 29 novembre scorso non avrebbe ancora fatto alcun pagamento. Motivo? “Atti regionali in corso di elaborazione”, spiega il sito ministeriale. Ma può essere solo questo il motivo? – si chiede Rizzo. Per il giornalista, oltre alla lentezza della burocrazia, ci sono altre cause. Primo, “certificare i debiti, visto che li hanno fatti “fuori bilancio”, cioè senza avere la copertura, e, secondo, una grossa fetta dell’indebitamento riguarda soggetti a valle di Regioni, Province e Comuni: enti, società di servizi, aziende sanitarie”.
E gli esempi da fare sono molti. Il consorzio di bonifica di Catania è indebitato per tre-milioni-tre con l’Enel; l’Atm, l’azienda del trasporto pubblico di Messina, ha bilanci non depositati dal 2001 e addirittura per anni non sono stati approvati dal Comune; l’Amat, l’azienda di trasporto pubblico di Palermo, alla fine del 2012 aveva 70 milioni di debiti con i fornitori: cifra pari all’intero costo annuale dei suoi 1.700 dipendenti.
“L’obiettivo – spiega Rizzo – sarebbe quello di allinearsi alle normative europee, con tempi di pagamento fissati a 30 e 60 giorni, ma le amministrazioni che non sono in difficoltà finanziarie onorano i propri impegni mediamente in sei mesi. Al ministero dell’Economia confidano nell’obbligo della fattura elettronica. Da giugno 2014 scatterà per i fornitori dello Stato centrale. Un anno dopo, nel giugno 2015, toccherà anche a quelli delle amministrazioni periferiche”.