E’ “ammissibile” il ricorso di Davide Vannoni sulla presunta non imparzialità del comitato scientifico che ha valutato il metodo Stamina: esiste un “sufficiente fumus”, “non essendo stata garantita l’obiettività e l’imparzialità del giudizio, con grave nocumento per il lavoro dell’intero organo collegiale”.
Lo scrive nero su bianco il Tar del Lazio, sezione terza quater, che ha sospeso l’efficacia del decreto di nomina del comitato stesso. Il Tar ritiene dunque legittimo il ricorso contro la nomina dei componenti del Comitato scientifico, “con il quale si denuncia l’illegittima composizione dello stesso, essendo stati nominati componenti (prof.ri Luca Pani, Alessandro Nanni Costa, Maria Grazia Roncarolo, Bruno Dallapiccola, Generoso Andria, Amedeo Santossuo, e dott.ssa Patrizia Popoli) professionisti che in passato, prima dell’inizio dei lavori, avevano espresso forti perplessita’, o addirittura accese critiche, sull’efficacia scientifica del Metodo Stamina”.
Non basta, scrive il Tar, che non ci siano interessi economici in ballo: “tale indipendenza va intesa primariamente in senso ideologico (e dunque non necessariamente economico, come sembra affermare il Ministero nella memoria difensiva), e deve quindi concretizzarsi innanzitutto nel non approcciarsi alla sperimentazione in modo prevenuto, per averla gia’ valutata prima ancora di esaminare la documentazione prodotta dalla Stamina Fondation”.
E’ quindi necessario “che ai lavori partecipino esperti, eventualmente anche stranieri, che sulla questione non hanno gia’ preso posizione o, se ciò non è possibile essendosi tutti gli esperti già esposti, che siano chiamati in seno al Comitato, in pari misura, anche coloro che si sono espressi in favore di tale Metodo”. Il Tar critica anche la tempistica dei lavori del Comitato: dopo il parere con cui si suggeriva lo stop alla sperimentazione, infatti, malgrado Vannoni non avesse consentito la ripetibilita’ della terapia e avesse chiesto che non fosse modificato il Metodo presentato, “il Comitato avrebbe dovuto convocare nuovamente la Fondazione Stamina per comunicare che le preclusioni imposte dal prof. Vanoni avrebbero portato all’impossibilita’ di procedere alla sperimentazione e al fine di verificare se dubbi e carenze riscontrate potessero essere colmate con l’ausilio di chi, su tale Metodo, aveva lavorato, e solo successivamente, ove le carenze fossero rimaste, esprimere parere negativo”.
Peraltro “non appare illogico il rifiuto del prof. Vanoni, espresso nel corso dell’audizione del 12 luglio, di modificare il metodo prestabilito, per evitare di sottoporre a sperimentazione un prodotto diverso da quello proposto da Stamina Foundation”. Infine, il Tar sottolinea il fatto che il Comitato “avrebbe dovuto altresi’ esaminare le cartelle cliniche dei pazienti che erano stati sottoposti alla cura con la Stamina presso l’Ospedale civile di Brescia i quali pazienti, dai certificati medici versati in atti, non risultano aver subito effetti negativi collaterali”.
In conclusione, “la decisione di iniziare o meno la sperimentazione sul Metodo Stamina” “avrebbe richiesto certamente un maggiore approfondimento, atteso che l’importanza vitale che la stessa assume avrebbe giustificato (rectius, reso doverosa) la chiusura dei lavori in un arco di tempo superiore ai tre mesi impiegati dal Comitato, peraltro cadenti nel periodo feriale, aprendo un contraddittorio sulle questioni relative alla sicurezza del Metodo, uniche questioni che avrebbero potuto evitare che la sperimentazioni fosse avviata”.
Il Tar da’ atto alla “giusta preoccupazione del Ministero della salute e della comunita’ scientifica – che non siano autorizzate procedure che creino solo illusioni di guarigione o comunque, e quanto meno, di un miglioramento del tipo di vita, e che si dimostrino invece nella pratica inutili o addirittura dannose”, ma proprio questa “puo’ essere, anche nella specie, superata con un’istruttoria a tal punto approfondita in tutti i suoi aspetti da non lasciare piu’ margini di dubbio, anche ai fautori del Metodo in esame, ove il procedimento si concludesse negativamente, che il Metodo stesso non e’, o almeno non e’ per il momento, praticabile”.
“E’ una speranza in piu’. Ci viene dato modo di difenderci”. Cosi’ le associazioni di malati che hanno presentato il ricorso accolgono la decisione del Tar del Lazio di sospendere il decreto di nomina da parte del ministero della Salute del Comitato che ha bocciato il metodo Stamina.
“Finalmente si faranno degli approfondimenti sul comitato, come chiediamo da tempo – spiega Pietro Crisafulli, vicepresidente del Movimento Vite Sospese – la nostra richiesta e’ che vi siano esperti super partes, meglio se di caratura internazionale”. “Il Tar non si e’ pronunciato, lo fara’ presumibilmente a giugno, ma già il fatto che abbiano accolto il nostro ricorso vuol dire che la questione merita di essere approfondita: per noi questo e’ molto importante, ci da modo di provare a difenderci” aggiunge Francesca Atzeni, dell’Associazione “Tutti insieme per Ludovica Onlus”. “Ora la speranza è che si possa rivedere il giudizio sul metodo Stamina, magari esaminando anche le cartelle cliniche dei pazienti in cura a Brescia” spiega Simona Marrazzo, dell’Associazione Mattia Fagnoni Onlus.