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Sicilia, i bisogni delle imprese Il turismo soffre ma assume

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Sono gli imprenditori del settore turistico insieme e dei servizi di cura socio assistenziali quelli maggiormente disposti ad assumere nel breve periodo in Sicilia. Emerge dal progetto Faro, un report sui fabbisogni professionali e formativi delle imprese dei settori produttivi considerati strategici per lo sviluppo della Sicilia (di cui BlogSicilia ha pubblicato nei giorni scorsi alcune anticipazioni) commissionato dall’assessorato regionale dell’Istruzione e della Formazione professionale.

Le indicazioni provenienti dal Report, consegnato a luglio all’assessorato guidato da Nelli Scilabra, sono già state utilizzate per la seconda annualità dell’Avviso 20. Contiene le indicazioni provenienti da 800 aziende siciliane: appartenenti agli otto settori produttivi dell’Isola agricoltura, pesca, agroalimentare, turismo e accoglienza, servizi di cura e socio-assistenziali, Ict, energie rinnovabili, lapideo.

Da un’analisi complessiva dei dati raccolti nel report emerge che il bisogno di aggiornamento, riqualificazione o riconversione è manifestato in misura maggiore nei settori dei Servizi di cura socio assistenziali, delle Energie rinnovabili e delle Ict (Information and communications technology). Nel primo caso risulta essere centrato sugli aspetti sociosanitari, negli altri due, invece, il focus non è solo sulla dimensione tecnica, ma anche su quella amministrativo, gestionale ecommerciale.

La domanda di formazione e aggiornamento per figure di tipo amministrativo e gestionale è comune a tutti i settori anche a quelli con profili professionali meno strutturati, quali possono essere l’agricoltura o la pesca, dove, anche secondo quanto dichiarato dai rispondenti, i titoli contano meno dell’esperienza e le competenze tecniche, inerenti ai processi di lavorazione, solitamente hanno una valenza maggiore di quelle trasversali.

Si rileva, dunque, contestualmente alla presenza di fabbisogni tecnico-specialistici, connessi alle specificità e ai mutamenti dei singoli processi produttivi, anche una domanda di formazione su competenze “complementari”, che possono riguardare la sicurezza sul lavoro e la gestione aziendale nel caso delle imprese agricole, o il marketing nel caso delle imprese dei settori Lapideo, Ict e Turismo e Accoglienza o, infine le lingue, ancora una volta, per le imprese del Lapideo e del Turismo e Accoglienza.

Il fabbisogno di nuovo personale è presente in gran parte dei settori produttivi, secondo quanto dichiarato dalle imprese intervistate. Frena però la propensione all’assunzione, o la rende addirittura irrealizzabile nel breve periodo, la contingente congiuntura economica recessiva.

È il settore dei servizi di cura socio-assistenziali ad esprimere la più alta domanda per l’inserimento di ulteriori figure professionali, nuove o a integrazione di quelle già presenti.

La domanda di lavoro delle imprese è rivolta in misura prevalente, in ognuno dei settori, verso profili professionali per i quali è previsto un inquadramento medio: tecnici, amministrativi, operai specializzati. Ma anche basso: braccianti, operai generici, operatori.

Accanto a profili tecnici trovano spazio nelle imprese agricole figure di tipo gestionale e commerciale, mentre in quelle operanti nel settore Ict amministrative o addette al marketing.

Nell’agroalimentare spiccano, a diversi livelli di responsabilità, figure trasversali, seguite da altre con competenze specialistiche rispetto al comparto produttivo dell’azienda. È la filiera del fotovoltaico, per quanto riguarda il settore delle energie rinnovabili, quella che riesce a esprimere il maggior fabbisogno di tecnici.

Se le imprese della pesca, da parte loro, necessitano soprattutto di nuove risorse umane in grado di ricoprire ruoli di responsabilità, quali il comandante e il capo barca, quelle del lapideo richiedono pressoché esclusivamente profili tecnici, impiegabili nelle diverse fasi del processo di lavorazione.

Per l’erogazione dei servizi di cura socio assistenziali il bisogno di nuove figure si concentra sugli operatori sanitari (fisioterapisti, infermieri, medici) e su quelli socio-sanitari e socio assistenziali.

Nel settore turismo e dell’accoglienza, infine, le istanze delle imprese si focalizzano sul personale di sala e cucina (pasticceri e gelatai inclusi), mentre sul versante accoglienza il profilo più richiesto è l’addetto al front office.

Quasi il 60 per cento delle imprese non ha modificato il proprio organico, rispetto allo scorso anno, e chi lo ha fatto ne ha diminuito l’entità piuttosto che aumentarla. Chi è intervenuto maggiormente coi tagli al personale sono state le imprese del turismo (46%), quelle del lapideo (38%) e delle energie rinnovabili (35%). Tra i pochi che hanno aumentato il personale, si segnalano le imprese del lapideo (che risultano, dunque, le meno stabili) e quelle dei servizi di cura socio assistenziali. Scarsissime le imprese del turismo che dichiarano un incremento di organico, a ulteriore testimonianza della difficoltà di un settore strategico per la Sicilia.

In linea con quanto avvenuto nel corso del 2012, quindi, le imprese intervistate, per lo più, non pensano di assumere nuovo personale nei prossimi due anni e questo non solo perché non si ha la necessità di assumere ma, e soprattutto, perché l’attuale congiuntura economica non sembra permetterlo. La minoranza che invece prevede di aumentare il proprio organico nei prossimi anni, pensa di ricorrere prevalentemente a forme contrattuali tipiche, vale a dire a tempo determinato o indeterminato a cui si affianca chi invece farà ricorso ad altre tipologie contrattuali come i contratti interinali, le collaborazioni a progetto, i contratti di apprendistato e quelli stagionali.

I più ottimisti, con una maggiore propensione alle assunzioni, sono gli imprenditori del settore turistico che, insieme a quelli dei servizi di cura socio assistenziali, sono anche tra quanti pensano di fare maggiormente ricorso alle forme contrattuali tipiche. I canali di reclutamento del personale sono, quasi esclusivamente, quelli informali: dai contatti personali (65% dei casi) al passaparola diramato attraverso la propria rete professionale o parentale (37,4%). Tutti gli altri canali risultano del tutto residuali. In particolare si fa scarsissimo ricorso alle agenzie interinali e agli annunci sui quotidiani, ma anche i canali più propri per l’incontro domanda/offerta, come i servizi per l’impiego o il sistema della formazione professionale, raccolgono pochi consensi. Né la situazione muta per settore produttivo: si può segnalare la maggiore propensione ai contatti diretti delle imprese socio-assistenziali, che sfiora l’80% oppure, agli antipodi, le imprese della pesca che vi fanno ricorso in maniera più che dimezzata e dove è invece preponderante la rete professionale e parentale.

L’Ict è il settore che più si rivolge al sistema scolastico e della formazione professionale ma, anche in questo caso, non si arriva al 10 per cento. Sempre le imprese dell’Ict e quelle che operano nel mondo delle energie rinnovabili, sono quelle che hanno maggiore familiarità con la ricerca di personale attraverso la rete internet con punte che quasi triplicano il valore medio generale.

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