Si sarebbe avvalso del nome dei fratelli Graviano, dei quali era avvocato difensore, per accreditarsi nei confronti di un ambiente criminale difficile da raggiungere in altro modo.
Sfruttando questo stratagemma ed utilizzando la propria disponibilità di denaro per finanziare il traffico avrebbe messo in piedi il giro di droga destinato alla Palermo bene.
Sono le accuse mosse dalla squadra mobile di Palermo all’avvocato Memi Salvo, ex legale dei boss Graviano di Brancaccio. Una delle quindici ordinanze di custodia cautelare è stata emessa proprio nei suoi confronti. Salvo già negli anni novanta era finito in carcere per droga: radiato dall’Ordine degli avvocati di Palermo, qualche anno fa era riuscito a tornare tra le fila dei professionisti iscrivendosi al foro di Locri, in Calabria. Ed è proprio da lì che avrebbe organizzato il giro di droga sgominato dall’operazione di oggi con l’ausilio di unità cinofile e di un elicottero.
L’operazione ‘Monopoli’ ha ricostruito il ruolo nel traffico di droga di insospettabili corrieri ma anche di organizzatori del traffico già noti alle forze dell’ordine ma non ancora inquadrati con i ruoli ora definiti. Si tratta sia di persone già arrestate che di soggetti in libertà.
Le indagini sono durate due anni a causa di vari fermi ed arresti di corrieri bloccati in operazioni di vario genere non collegate all’inchiesta della squadra mobile.
Da chiarire se e fino a che punto i Graviano e Cosa Nostra fossero a conoscenza del giro e dell’uso che l’avvocato avrebbe fatto del loro nome secondo quanto riferito dagli inquirenti
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