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Caso Myrmex, appello dei sindacati alla Regione: “Faccia la sua parte”

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Disponibilità al confronto da parte di Pfizer ed un primo obiettivo da raggiungere in fretta: chiedere ufficialmente alla Regione di assumersi la sua fetta di responsabilità istituzionale. Questo l’esito del faccia a faccia sul caso Myrmex nella sede di Confindustria tra i rappresentanti sindacali e i vertici dell’ azienda farmaceutica e gli imprenditori.

Nel corso dell’incontro i lavoratori hanno manifestato dinanzi la sede di Viale Vittorio Veneto. Le parti chiederanno subito un incontro con gli assessori regionali al Bilancio e allo Sviluppo economico, affinché  ”la Regione applichi quanto concordato due anni fa, e che resta ancora scritto nero su bianco in una delibera”, sottolineano per la Cgil il segretario generale Angelo Villari e il confederale Margherita Patti,  per la Filctem il segretario provinciale Giuseppe D’Aquila, unitamente a Rosario Pappalardo della Cisl e a Giuseppe Coco della Femca Cisl, Saro Laurini della Uil  e Alfio Avellino della Uiltec Uil.

La Regione, cioè, dovrà contribuire con quattro milioni e mezzo di euro in tre anni allo sviluppo del centro di ricerca, oppure, in caso di inadempienza da parte dei soggetti garanti, acquistarlo al prezzo simbolico di un euro per poi destinarlo a proprio centro di eccellenza o rimetterlo nelle mani di altri soggetti per rilanciarlo. Scatta dunque una fase di verifica con la Regione che ci auspichiamo avvenga in tempi brevissimi, e solo a seguito di ciò potremo fare un primo bilancio e verificare le reali disponibilità al confronto. I lavoratori non possono accettare nuovamente la logica delle promesse sulla loro pelle “.

Oltre ai sindacati, all’incontro hanno partecipato  l’ingegnere Giuseppe Galizia, amministratore delegato di Pfizer, il capo del personale di Pfizer, Carmelo Fornito, il direttore di Confindustria, Alfio Vinci,  il responsabile delle relazione industriali di Confindustria Fabrizio Casicci.

Nella vertenza Myrmex,  rischio c’è il destino dei lavoratori e del laboratorio stesso, il cui piano industriale che ne avrebbe potuto segnare la crescita, ma lo stesso non sembra essere adeguato neppure al mantenimento delle attività. Eppure esiste una scadenza che spaventa, quella del prossimo 16 settembre, quando scadrà la clausola di “stabilità occupazionale” imposta dall’accordo.

Se entro quella data non sarà trovata la soluzione in termini  sostanziali (il Piano non realizzato, e ad oggi comunque stravolto, prevedeva precisi obiettivi di ricerca tossicologica e rigenerativa, la costruzione di un impianto di sterilizzazione, nonché la possibilità di accedere a fondi speciali regionali di imminente pubblicazione) non esisterà alcuna garanzia per il futuro della Myrmex. I danni? Una ottantina di famiglie sul lastrico e la cancellazione di un soggetto di eccellenza nella ricerca a Catania.


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