Non si è fatta attendere la replica di Davide Vannoni all’articolo della rivista Nature che stronca il metodo Stamina, definendolo “un plagio basato su dati errati”. Nella fattispecie, Nature scrive che le immagini allegate alla domanda di brevetto presentato negli Stati Uniti nel 2010 e poi rigettato, altro non sarebbero che foto tratte da una ricerca ucraina condotta nel 2003 e coordinata da Elena Schegelskaya dell’Università Kharkov.
Come se non bastasse, viene anche fornito un ‘ritratto’ di Vannoni, che Nature non esita a definire “uno psicologo trasformato in imprenditore medico”.
L’interessato, la cui pagina facebook è seguita da migliaia di persone, ha affidato al social network il proprio sfogo. Il suo post inizia con una lunga critica all’articolo di Nature (“pagine riempite di calcoli sbagliati”, ” falsi scoop da giornaletto parrocchiale”) per poi passare ad una sorta di ultimatum al mondo politico:
“A questo punto direi che se il ministro Lorenzin vuole dare seguito a quanto deciso dalle Camere dovrà fornire a Stamina garanzie maggiori di obiettività della sperimentazione. Se, invece, ritiene di dare seguito alle argomentazioni di Bianco & co (gli esperti citati dall’articolo di Nature, ndr) chiediamo che ne dia comunicazione immediata, in modo da non farci perdere più tempo, in funzione, soprattutto, delle centinaia di persone che a Brescia attendono di essere trattate con la metodica Stamina e che, nonostante questi maccheronici opinionisti, è già una realtà terapeutica per centinaia di persone”.
“In particolare – continua il post – chiediamo che:
1. La standardizzazione che stiamo facendo della metodica non venga in alcun modo modificata.
2. Spetti a Stamina la scelta delle tre patologie su cui fare la sperimentazione (suggeriamo Sla, paresi cerebrale infantile ed una malattia degenerativa non neurologica);
3. Venga individuato un solo laboratorio per la produzione cellulare in cui i nostri biologi possano controllare la produzione;
4. Vengano individuati al massimo due centri per le applicazioni cliniche e le valutazioni che siano in prossimità del centro di produzione;
5. Venga nominata una CRO (organismo di controllo internazionale super partes) che certifichi tutti i dati ottenuti e l’applicazione della buona pratica clinica”.
Il ministro Lorenzin ha immediatamente respinto l’ultimatum: “A questo punto Vannoni ha una strada percorribile tracciata dal Parlamento: consegnare il protocollo ad un comitato composto da profili di altissimo livello senza fare trattative che nulla hanno a che fare con la costruzione di comitati scientifici”. Il ministro sottolinea le tante “luci e ombre in questa vicenda: la denuncia di Nature è molto grave e desta preoccupazione”.
ve.fe