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Catania, sequestrata ‘nave madre’ per il traffico di migranti

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La Guardia di Finanza, su provvedimento emesso d’urgenza dalla Procura di Catania, ha sequestrato un’imbarcazione di 30 metri utilizzata come “nave madre” impiegata nel traffico di clandestini. A bordo dell’imbarcazione, che è stata ormeggiata porto di Catania, c’erano anche  15 componenti dell’equipaggio che sono stati bloccati e saranno interrogati nelle prossime ore. Il provvedimento rientra nelle indagini sul tragico sbarco dello 10 agosto alla Plaja che portò alla morte di sei giovani migranti egiziani.

Si tratta del primo sequestro effettuato in acque internazionali anche in applicazione delle  Convenzioni internazionali in materia di diritto di Alto Mare e sul crimine transnazionale, riguardanti anche la potestà di fermare ed ispezionare una nave priva di nazionalità – o assimilata – sospettata di essere coinvolta nel traffico di migranti.

L’operazione è iniziata ieri pomeriggio a 107 miglia sud di Capo Passero quando il pattugliatore romeno impiegato nel dispositivo internazionale coordinato dall’Agenzia Europea “Frontex” ha avvistato l’imbarcazione “madre” carica di persone e con al traino una barca “figlia” di dimensioni più piccole.

Sono immediatamente usciti i mezzi aeronavali di Frontex che, dopo aver assistito a distanza al trasbordo dei clandestini sull’imbarcazione a rimorchio, sono intervenuti per soccorrere i 199 migranti, poi giunti Siracusa, e catturare la nave madre che, nel frattempo, aveva invertito la rotta per darsi alla fuga. 

Gli investigatori hanno adoperato elementi di prova relativi all’impiego della nave quale mezzo per il trasferimento dei migranti clandestini, nel contesto di un’associazione operante in Italia e in Egitto.

Il “modus operandi” adottato dall’organizzazione per eludere i controlli, nelle ultime settimane aveva consentito ai trafficanti transnazionali operanti sia in Egitto che in Italia di porre in essere più condotte di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La Dda, quindi, ha dato applicazione alle  Convenzioni internazionali considerando che il reato, grazie a quanto scoperto durante le indagini, è commesso anche nel territorio italiano.

Le complesse attività investigative, coordinate dalla Procura, sono state effettuate dalla Polizia di Stato e dall’Arma dei Carabinieri, oltre che dalla Guardia di Finanza. La Guardia Costiera di Catania ha fornito anch’essa un rilevante contributo. Le indagini proseguono in collaborazione con la Procura di Siracusa.


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